Ritrattamenti in chirurgia refrattiva

Grazie ai suoi chirurghi rifrattivi di punta Ugo Cimberle e Paolo Bonci, Cidiemme ha accumulato una notevole esperienza nei ritrattamenti di vecchi interventi di chirurgia rifrattiva dai risultati non ottimali. Tra i problemi più riscontrati: problemi di correzione non esatta (ipo od ipercorrezioni), problemi di visione notturna con aloni ed immagini fantasma a causa di zone ottiche piccole, problemi di visione irregolare per astigmatismi indotti specie da difetti di centratura, problemi di grosse reazioni cicatriziali con visione appannata o distorta.

Tutte queste complicanze possono essere ricondotte a diversi fattori tra cui:

  1. vere e proprie reazioni avverse dovute ad alterazioni nella guarigione dell’occhio operato;
  2. limiti nella tecnica con i laser di prima generazione;
  3. non accurata valutazione di tutti i parametri (difetti rifrattivi reali, morfologia corneale, diametri pupillari alle diverse intensità luminose ecc.);
  4. non accurata gestione dei dati preoperatori;
  5. non accurata gestione postoperatoria.

Sicuramente il boom di tali trattamenti registrato alla fine degli anni 90 ha portato ad un certo approccio “semplicistico” a questa chirurgia, nonostante i continui ammonimenti da parte dei chirurghi di riferimento nazionale. Una buona chirurgia rifrattiva deve essere infatti accurata e precisa nella valutazione preoperatoria del paziente, il che vuol dire esami completi della morfologia oculare, adeguato periodo di sospensione dalle lenti a contatto fino al completo ripristino delle condizioni corneali fisiologiche, selezione dei casi da operare e programma operatorio personalizzato per ogni paziente. Vuol dire conoscere a fondo la chirurgia rifrattiva e studiare il tipo di trattamento migliore per ogni paziente sfruttando tutte le caratteristiche del proprio laser. Vuol dire avvalersi anche delle migliori tecnologie e conoscere bene il laser con cui si lavora, conoscerne i limiti e saperne valutare in anticipo eventuali problemi di funzionamento, effettuandone una costante (e assai costosa) manutenzione.

Negli ultimi anni è spesso prassi dei medici non esperti in questa chirurgia affidarsi a centri di noleggio con la sola assistenza di personale tecnico e senza alcuna garanzia e conoscenza diretta sul funzionamento del laser utilizzato. Inoltre molte strutture pubbliche e private, per mantenere prezzi bassi, giocano sull’alto numero di prestazioni effettuate a scapito della qualità e dell’affidabilità del laser utilizzato. I laser costano e costa anche la loro corretta manutenzione. Non è pensabile avere una macchina affidabile se questa viene smontata e rimontata di continuo in sale operatorie sempre diverse: sono necessari diversi giorni perché il laser si assesti e si “ambienti” nelle ottimali condizioni di umidità e temperatura, assenza di polveri e altre sostanze volatili, figurarsi dove queste condizioni non sono presenti. Inoltre se lo strumento viene sovrautilizzato le sue diverse componenti vanno incontro a facile usura, incidendo negativamente sulla qualità della prestazione finale.

Non stupisce quindi la percentuale di casi con risultati non adeguati che circolano nei vari ambulatori oculistici. Fortunatamente la grande maggioranza di questi casi si possono oggi risolvere o quanto meno migliorare. Lo studio della “custom ablation” (ablazione personalizzata) permette di analizzare la cornea trattata tramite particolari strumenti detti topoaberrometri e trasferire i dati al computer del laser che così può lavorare solo sulle zone che devono essere migliorate. È tuttavia necessaria un’adeguata esperienza per ottenere risultati affidabili e quindi non tutti i centri e i chirurghi possono offrire adeguate garanzie. Cidiemme con i suoi chirurghi rifrattivi è invece un centro di punta in questo campo essendo il referente italiano per lo sviluppo di queste tecnologie di due aziende leader nello studio e nella produzione di strumentazione oftalmica.

Andando ad analizzare più nello specifico i ritrattamenti, essi differiscono dalle normali procedure soprattutto per il lavoro di progettazione dell’intervento. Dallo studio aberrometrico e topografico è necessario estrapolare i reali valori che devono essere corretti per consentire di impostare, tramite adeguate simulazioni, un preciso programma di trattamento. A volte è necessario far precedere o seguire il trattamento personalizzato da una fase “terapeutica” in cui con il laser e con l’ausilio di apposite sostanze schermanti, si regolarizza una superficie corneale che presenti delle alterazioni di tipo cicatriziale. I risultati sono sicuramente molto buoni nella maggioranza dei casi, con miglioramento spesso assai marcato della qualità della visione. Le complicanze sono infine assai rare, in percentuale simile a quelle che si hanno con un intervento primario ben eseguito.